03/10/09

Le ombre del Pittore

La città era a terra, reclinata su un fianco. Il tempo delle luci colorate e degli ingorghi tumultuosi era un vago ricordo, tutto quello che ne restava erano calcinacci ed ossature di palazzi. Solo nel centro di quello era stato uno dei quartieri più affollati resisteva ancora un teatro di proiezione cinematografica, abbandonato anch'esso, ma ancora imbrattato di manifesti sbiaditi che promettevano pellicole avvincenti o minestroni sentimentali. Al centro dell'oscurità, in mezzo alla sala, stava seduto il Pittore e fissava con fare stanco il grande schermo lacero ed ingiallito. Si udì un piccolo scatto , poi un ronzio e lentamente una luce fioca illuminò il grande telone. Una macchia scura iniziò a prendere forma al centro dello schermo, diventava sempre più nitida, finchè si manifestò: era una sagoma che tentava di volare via da quel rettangolo di luce, una nera farfalla impazzita che batteva le ali e si spostava ora in un angolo, ora nell'altro.
Una voce proruppe alta e profonda da dietro lo schermo:
- Che cosa sono ?-
Il Pittore stette a riflettere, ma non troppo a lungo e rispose.
- Sei una Colomba. -
La macchia si fermò, poi si divise e sullo schermo apparvero nitide e distinte le palme di due mani.
- Non sono una Colomba, anche questa volta la tua risposta era quella sbagliata. -
Il Pittore non disse niente, rimase a guardare le mani beffarde sullo schermo.
- Come puoi essere così ostinato e cieco, la tua stoltaggine rasenta la crudeltà. Anche un bambino saprebbe riconoscere una Colomba, anche chi non ne ha mai vista una davvero lo saprebbe fare. Tu non hai visto una Colomba, ne hai visto un simulacro, hai visto l'ombra di una cosa che probabilmente non è mai nemmeno esistita. Tu non hai fatto altro che vedere il fondo delle cose quando le cose stesse se ne sono andate, hai visto l'ultimo respiro di un morente, l'ultima lacrima di un amore finito e ancora pensi che la bellezza delle cose sia nell'ultimo istante che a loro è concesso. Sei uno stupido. Non c'è nessuna grandezza nè nessuna gloria nel finire delle cose. -
Ci fu un attimo di vuoto che sembrò eterno, poi il Pittore, quasi parlando fra sè e sè, ruppe il silenzio.
- Io non sono un generale, non combatto le vostre guerre, non so quanto tempo occorre ad un proiettile di mortaio per centrare e distruggere un obiettivo. Io ho passato la vita dipingendo oceani sconfinati e foreste innevate e prima dell' Evento realizzai il mio ultimo lavoro, dipinsi una Colomba, la stessa che ancora mi pare di intravvedere fra le rovine di questa città. Non mi è rimasto niente all' infuori di quella, solo per questo motivo passo le notti qui a fissare il vuoto mentre fuori i cani randagi si azzuffano nei vicoli. Lo so che non sei una Colomba, lo so che non sei altro che tutto ciò che non ho mai voluto comprendere, ma per quanto questo sia vero ed immutabile non puoi insegnarmi cosa devo vedere, tu comandi il corso del mio Tempo, ma non hai autorità sulle cose che io posso leggerci dentro. Questa è una gara senza vincitori o perdenti ed è anche la tua grande sconfitta, tutto il tuo potere non ti consentirà di raggiungere il traguardo, nè di indicarlo a me. -
La voce dallo schermo salì di intensità.
- Ti sbagli perchè il traguardo che tu tanto accuratamente eviti fa parte del mio esistere e non lo capirai perchè continui ad osservare uno schermo che di minuto in minuto ha sempre meno cose da mostrarti. Tuttavia hai già scelto quale sarà la tua condanna per il Tempo che ti rimane, non aggiungerò altro peso al fardello che hai deciso di portare. Consideralo un aiuto da parte mia, più di questo non posso fare. Addio, Pittore. Non ci rivedremo più. -
Le due mani sullo schermo si sfuocarono fino a scomparire, poi la luce si affievolì lentamente e si spense. Nella grande sala vuota tornò a regnare il silenzio.

1 commento:

incompatibile ha detto...

è un po' la stessa cosa che faccio io quando ascolto una canzone, leggo un libro o guardo un film. ci vedo quello che voglio vedere io e non una visione fine a se stessa.