27/03/12

Si fa in fretta a dire Yoga...

Non è mica una questione di scelta, in fondo. E' semplice spirito coatto di adattabilità. Insomma, uno se ne arriva da un weekend strepitoso, dove ha fatto cose interessanti, visto persone interessanti, ascoltato cose sensate ed intelligenti e poi? Si ritrova catapultato in un mondo dove l'essenza del saluto va colta in una specie di grugnito appena pronunciato, dove l'emissione di aria per sillabare le più elementari parole viene spinta fino alla massima potenza, dove le ore son sempre di 60 minuti, e non di 240 come servirebbe.
Zen un corno, qui è solo questione di sopravvivenza. Passi all'angolo la maggior parte del tempo, sopportando, a volte in silenzio ed altre volte no, dei teatrini patetici di piccole ripicche e musi lunghi e quando accenni appena a tirare su una piuma arriva la fatidica domanda:
"Ma insomma, si può sapere oggi che cos'hai???"
Eh beh...

16/02/12

Brutta

Suonare quell'affare pieno di roba da percuotere non sarà un lavoro degno dei musicisti più raffinati (anche se questo è ancora tutto da vedere) ma di certo conferisce la capacità di valutare le situazioni con un discreto colpo d'occhio. Nel mezzo di un passaggio complicato, si ha solo quel breve tempo per capire dove cadrà il prossimo battito, con quale inclinazione, con quale dinamica. Così i batteristi passano il tempo ad osservare la vita da sotto in su, apparentemente guardandosi le scarpe, ma sempre con quella capacità d'osservazione che consente loro una focalizzazione degli eventi in un solo, rapido secondo.
Colpo d'occhio alla fine di un concerto, mentre mi appresto a caricare l'attrezzatura in macchina, ed eccoti lì, seduta da sola di lato alla porta, incurante degli spifferi di aria gelida che entrano ogni volta che qualcuno va o viene. Abbigliamento quasi elegante, una matassa di capelli gorgoniani tenuti insieme alla meno peggio da una pinzetta fluorescente. Inequivocabilmente brutta, purtroppo. Guardi tutti con aria distante e sguardo fisso, tutta quella bella gente fuori il venerdì sera, vestiti bene, sorridenti, scherzosi. Eppure anche tu hai quel profumo, quel trucco, quello smalto che fanno vedere in tv, quello che rende tutti incredibilmente attraenti, ma tu guardi il mondo ed il mondo distoglie lo sguardo dicendo -Tu, tu, come cazzo fai ad essere brutta in questo mondo di belli, stattene lì seduta sola per il resto della serata e guarda le tue amiche invece, con le loro criniere sitemate a puntino e il lucidalabbra d'ordinanza, loro sì che caricano.-
Io posso stare al di sopra di questo infimo gioco, ho suonato, concedo la mia musica, non la mia immagine. Non ho bisogno di essere bello, fa freddo, porto una delle mie orrende camicie di pile da boscaiolo, ho delle scarpe da ginnastica per niente trendy e sono sudato come un cavallo dopo una corsa. Ma tu invece, ti han detto di essere spiritosa, intelligente, pudica, ma non bigotta, scherzosa, gioviale, elegante, acuta, provocante. Ti han detto tutto quello di cui necessiti, ma non ti hanno avvisata del fatto che se sei brutta tutte queste cose non servono a molto perchè nessuno ti avvicinerà abbastanza da scoprire tante qualità in una persona sola.
Ecco vedi, se io fossi un individuo migliore forse avrei potuto scambiare due parole, cercare di arginare un po' quel torrente di rimmel che stava per erompere, spostare il discorso sui Led Zeppelin, che magari ti fanno pure schifo.
Ma non sono un individuo migliore. Ho controllato che ci fosse tutto nel baule, ho chiuso il portellone e mi son diretto verso casa.

10/12/11

Forte come un fiammifero

Accade che per ragioni assolutamente complesse mi trovo qui, in una sala d'attesa d'ospedale nel reparto di ostetricia. Le sale d'attesa mi indispongono, come tutti credo, ma la mia noia in questi contesti assume forme inusitate fino a sfociare nella catarsi più assoluta. C'è un leggero e concitato andirivieni di infermiere ed assistenti, un parto sta richiedendo più attenzione del previsto e così son qui a fissare le piastrelle, che come in tutti gli ospedali hanno un colore bruttissimo, e le tristi piante di corsia che invece dovrebbero ispirare almeno un po' di letizia. Poi il parto si risolve, il nascituro viene inserito nel meccanismo, immatricolato, tagliandato e dato in affidamento alla madre che ha un'espressione sedata, più che altro. Le luci si spengono, un soffio d'aria fredda fa tremare le piante e per qualche minuto un brano di musica tipo charleston anni '30 si sente in sottofondo. Il nascituro ha smesso di piangere, io sono ancora in attesa. E penso all'ondata di preoccupazione che sta pervadendo il Paese, questa parola che non si sentiva dagli anni settanta, austerity, già di suo implica l'immagine di un molosso con muscoli bene in vista che raziona ogni minuto della nostra vita. E penso a tutti noi, che non sappiamo veramente come stanno le cose, rincorriamo notizie fugaci di terrore e depistaggio, mentre imprechiamo contro Monti e prima contro Berlusconi e prima ancora contro Prodi e così indietro nel tempo fino a quando qualcuno di sicuro stava imprecando contro i Borboni, contro Isabella d'Aragona, contro Giulio Cesare o Attila. Questo nascituro avrà anche lui la sua buona dose di imprecazioni, questo è sicuro, ma almeno c'è e farà la sua parte, buona o cattiva che sia. Siamo ancora qui, nonostante tutto, da millenni chi comanda cerca di piegare chi non può opporsi, ma sono evidentemente degli incapaci. Per carità, sono a buon punto, ma ancora non hanno vinto e se dopo più di duemila anni, con tutti gli strumenti che hanno a disposizione, sono ancora lì a dannarsi l'anima per dominare tutto il creato forse qualcosa si può ancora recuperare.
Il nascituro inizia il suo duro lavoro, buona fortuna...

04/12/11

The Factor

Ma no, noi si stava suonando tranquilli, come sempre. Avevamo fatto una buona cena e poi parlato un po' di musica locale dei vecchi tempi con il redattore di una fanzine rock, insomma, noi e quegli altri ragazzi, i Mescalero, che han suonato prima di noi e che sono una buona compagnia. Poi non che ci fosse il pienone, però avevamo alcuni amici che eran passati a trovarci e noi, come facciamo spesso, ci siamo messi a fare un po' di salotto con loro, tanto per farsi due risate, insomma, se si suona e non ci si diverte si fa prima a starsene a casa.
Ed ecco che dalla penombra alla mia destra arriva un vociare concitato, qualcuno che urla di smettere di parlare, piuttosto di suonare. Che voglio dire, così, gentilmente, in modo amichevole, ma tu che cazzo vuoi? Ma chi sei? Ma spiegami bene cosa intendi, ed allora invitiamo questo educatissimo personaggio a venire al microfono a spiegare a tutti cosa ha da sproloquiare. Costui e le sue treccine reggae, lungi dall'essere imbarazzato, arriva sul serio, prende il microfono e spiega come dovrebbe essere secondo lui un concerto rock, si dilunga in complimenti al chitarrista ed esce di scena, seguito dai nostri applausi. Il rastamanno critico. Ottimo. La schiera dei rompicoglioni per sua stessa natura pare solo destinata ad allungarsi.
Noi procediamo seguendo il suo consiglio allora, eseguendo anche brani richiesti li per lì senza nemmeno un per favore. Facciamo il juke box per questi ragazzotti che hanno guardato troppe puntate di X-factor, che non sanno neanche tenere una chitarra in mano, ma hanno ben chiaro il percorso per diventare rockstars.
Ma andatevene un po' affanculo, và...