Capita talvolta che le grandi opportunità nascondano anche grandi insidie, ma noi siamo frivoli ed ingenui come pupattoli nella bambagia, cristallini come pura acqua di fonte, disponibili come donnacce di malaffare sui viali delle stazioni. Armati di queste qualità ci incamminiamo lungo la strada che ci porterà in quel di Ciriè, per essere presenti ad animare una piazza durante la Notte Bianca indetta da qualcuno, credo il comune, per vivacizzare la cittadina. Fino al giorno prima la temperatura era accettabile, uscendo invece all'aperto per recarmi all'appuntamento incontro un uomo di mezza età avanzata, barba incolta e soprabitaccio grigio il quale mi tira per un braccio e mi dice:
- Dove vai ? -
- A fare un concerto. E lasciami! -
- Con questa tosse? Dovresti stare a casa -
- Neanche per sogno, ho un impegno da rispettare e tu chi sei e che vuoi? -
- Sono Ottobre nei suoi indumenti peggiori, fai come vuoi, io ti ho avvisato. -
Bah, sono vestito a strati come le cipolle e poi suonando ci si scalda, ignoro il suggerimento e parto incontro al mio destino. Nella piazza ci troviamo tutti e quattro. Freddo? Nah. Parcheggio, apro la portiera, infilo un calcio in culo al pinguino reale che mi impedisce di scendere e raggiungo la truppa. Simone si soffia nelle mani tipo barbone di Porta Nuova, Fabio invece le mani non le ha più, gli sono cadute mentre scaricava l'ampli, Andrea sembra Marcovaldo d'inverno. Salve, tutti bene? Certo. Bel tempo eh? Eh, pure il vento ci si mette adesso. Caffè? Caffè. Anzi, per me una china calda. Cazzeggiamento pre-concerto che si protrae con intensità preoccupante, mentre gozzovigliamo nel pub vicino, che sta rifornendo di aperitivi (con formaggi, tomini, salumi, bagna caoda e verdure crude innaffiate da Nebbiolo) gli astanti, noi non ci si tira indietro, of course. Alle 21:00 iniziamo a dar segni di preoccupazione, nessuno sa molto, finchè compaiono una ad una le figure che ci scorteranno in questo viaggio polare. Primo problema: la corrente. Quando vedete una band in piazza o hanno messo qualcuno a pedalare su una gigantesca dinamo, oppure stanno puppando corrente da qualche parte. Noi spediamo su una malferma scala un personaggio locale che, naturalmente autorizzato, smammella corrente da una scatola piazzata sul campanile della chiesetta adiacente. Nella piazza davanti a noi si esibiranno delle ballerine di un centro di danza coadiuvate nelle coreografie dalla squadra cittadina di football americano. Anche loro hanno della fanaleria, potente per altro. Appicciamo tutto insieme e per tre volte la corrente ci fa ciao con la manina. Siamo al limite dell'assorbimento, speriamo che tenga per la serata. Dopo aver montato tutto ed aver accantonato l'idea di truccarci iniziamo la serata, con la piazza inondata di una brezza taglientissima. Le ballerine sono brave, intrattengono bene e c'è un bel sacco di gente ferma a guardare. Naturalmente guardano loro, non noi, per cui speriamo che restino fino alla fine. Noi invece facciamo una fatica mostruosa: il nostro impianto è più che sufficiente nelle birrerie a cui siamo abituati, nelle piazze invece purtroppo il discorso cambia. Si suona al massimo della potenza, ma il suono che viene fuori è confuso, spezzato, direi quasi fastidioso. Bisognerebbe avere un service di amplificazione adeguato quando si suona all'aperto, ma a noi non capita spessissimo di farlo per cui acquistare l'attrezzatura necessaria sarebbe una spesa mostruosamente elevata e soprattutto piuttosto inutile. Chi organizza queste manifestazioni dovrebbe preoccuparsi lui, purtroppo, di fornire il supporto necessario, ma raramente si è disposti a spendere il dovuto per cui rimangono quattro imbecilli in mezzo ad una piazza che si dannano per buttare fuori qualcosa di decente, spesso con vani risultati. Anzi, un risultato c'è: la cordiera del rullante che mi pianta in asso al terzo pezzo, per fortuna Sabrina e Angela mi trovano un rotolo di nastro adesivo col quale riesco a rattoppare l'imprevisto fino al successivo intermezzo delle ballerine, durante il quale mi fiondo nel pub, requisisco un pezzo di stoffa dal proprietario e risolvo l'incidente nel migliore dei modi consentiti. Purtroppo però l'entusiasmo proprio non ci salta addosso, fa freddissimo e il freddo ci congela il cervello impedendoci di concentrarci, ma soprattutto facciamo fatica a sentirci. La voce di Andrea vacilla, il colpo di grazia lo dà una bambina che transitando dalle nostre parti aggancia un cavo con quel suo piccolo, innocente piedino che magari un giorno, chissà, rimarrà impigliato in una tagliola (babbi e mammy, tenete i bambini in braccio se potete, o almeno teneteli diametralmente opposti ai cavi, grazie) e trascina a terra rovinosamente il trasmettitore del radiomicrofono di Andrea, troncando di netto la voce mentre si sta facendo un pezzo dei Led Zeppelin. Ecco la mia occasione! Afferro l'asta del mio microfono, me la piazzo al volo davanti al grugno, mentre continuo a sbatazzare sulla batteria, e tento di finire il pezzo, ignorando che la mia voce ha lo stesso suono di un lavandino intasato che si libera dopo averci buttato dell'acido muriatico, insomma, una cosa proprio gradevole. Tra un disastro e l'altro la serata giunge al termine, smontiamo in tempo record e raggiungiamo degli amici che ci stanno aspettando al caldo del pub. Qui inizia la seconda parte dello scempio, con gli strumenti in macchina e il freddo da cacciare via ci tuffiamo in partite di calcetto, assunzione di libagioni varie e rottura di freni inibitori. Ma questa è un'altra storia...
24/10/07
20 Ottobre 2007 Concerto a Ciriè
Pubblicato da
M@uz
alle
13:15
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2 commenti:
Andrea sembra Marcovaldo d'inverno
un'immagine di pregnanza incredibile per noi bambini degli anni '80...
però io vorrei sapere qualcosa sulla rottura dei freni inibitori :)
Any
"...assunzione di libagioni varie e rottura di freni inibitori. Ma questa è un'altra storia..."
che continuerete
come lettori assidui ce lo aspettiamo di diritto
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