27/06/08

Thank God I'm a country boy

Come di tanto in tanto accade ieri sera ho pescato un CD dal mucchio della mia pila di supporti audio, senza guardare cosa ci fosse inciso, e me lo sono messo in cuffia prima di sdraiarmi nel letto per prendere sonno, ignaro quindi di cosa vi avrei trovato sopra. Le prime suadenti note di Annie's Song mi hanno fatto fare un balzo all'indietro, un po' come succede alla fine del film Donnie Darko riportandomi nel 1986, un salto di 22 anni. Allora c'era una famosa ditta di materassi che pubblicizzava i suoi prodotti con uno spot televisivo che aveva una musica in sottofondo che semplicemente adoravo. Ma si sa, eravamo ben distanti da Internet per cui diventava difficile capire chi fosse a cantare e come si chiamasse la canzone, la cultura musicale all'epoca era affidata ai più esperti. Fu proprio un mio compagno di scuola, frequentavo l'Istituto d'Arte, a rivelarmi che la canzone in questione si chiamava Rhymes and Reasons e che la cantava un giovanotto statunitense, vero nume tutelare del country, tale John Denver. Ne era a conoscenza dato che aveva un fratello più grande di lui che era innamorato di Denver e della chitarra folk e la sapeva inoltre suonare con destrezza, quando lo conobbi rimasi sbalordito dal suo modo di arpeggiare (in seguito scoprii che quella tecnica si chiama "fingerpicking" ed è piuttosto comune nel folk). Una sera, durante una festa in tavernetta a casa di un'amica, notai che quest'ultima possedeva un 33 giri del suddetto Denver con su incisi alcuni tra i suoi brani più significativi, così le chiesi se me lo poteva registrare e dopo un paio di giorni ebbi la mia cassetta con su la raccolta duplicata (grazie Valeria!). Fu nel Giugno di quell'anno che successe l'Evento, precisamente il 6 Giugno: i due fratelli mi invitarono a vedere con loro John Denver a Cernusco sul Naviglio, una tourneè italiana di cui non ero a conoscenza. Avevo quindici anni e non avevo mai visto un concerto di un artista internazionale. Ottenni il permesso dai miei genitori e con i miei due country amici (più il loro padre che ci portò in auto fino a là, dato che eravamo tutti minorenni) arrivammo in prima serata allo stadio comunale, dove ci sarebbe stata l'esibizione. Niente prevendita, i biglietti vennero comprati sul posto al prezzo, ora ridicolo, di dodicimila lire l'uno. Ricordo il concerto come se fosse stato la settimana scorsa, e dato che la mia memoria fa schifo è già un bel traguardo; c'erano due autoarticolati viola con sulle fiancate scritto "Edwin Texas Trucking Ltd.", ben due camion dall'america (per tutto l'armamentario, a pensarci bene, non è mica tanto. Bastava poco ad impressionarmi: per il tour di Pulse i Pink Floyd avevano otto autobus e quarantanove autotreni). Palco spartano, poche luci, noi avevamo (anche se era vietato) anche un piccolo registratore a cassette con il quale volevamo registrare il concerto, cosa che facemmo in effetti, ma la qualità audio era così disastrosa che si sentivano solo brandelli di brano, subito coperti dal brusio della folla. Mi pare che John indossasse una camicia rossa con un gilet nero, non eravamo troppo distanti dal palco, ma nemmeno troppo vicino, la sua voce era incredibile, snocciolava i brani ad uno ad uno senza difficoltà, era come sentirli sul disco, la sensazione per me fu devastante e da allora la partecipazione ad un concerto per me rappresenta una sorta di rito. Suonò un paio d'ore, credo, mi rimase impressa la versione di don't close your eyes, tanto che il giorno dopo mi misi al pianoforte, inutilmente, cercando di ricordarla (eh già, la batteria non è stato il mio primo strumento). Da allora ho ascoltato di tutto, ma certi lavori di Denver ancora rappresentano per me un' epoca. L'ultima volta che ne ho sentito parlare è stato nell'Ottobre del 1997 quando precipitò a bordo di un suo piccolo aereo. Le versioni di quanto accaduto sono molteplici, nessuna finora confermata, il giorno dopo su un quotidiano locale compariva a grandi lettere la scritta "Addio, Country Boy". E io aggiungerei: grazie di tutto.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

proprio un bel post : )

posso intuire sia stato il primo concerto della tua vita
(sbaglio sicuramente...)

M@uz ha detto...

Grazie, non sbagli comunque. Avevo già visto gruppetti locali suonare magari in qualche piazza, ma questo è stato il primo concerto di un artista straniero e famoso, con tanto di biglietti da comprare e panini nello zaino e tutte quelle cose caratteristiche dei concerti importanti...

fiammetta ha detto...

c'ero anch'io a quel cocerto ed è stato indimenticabile anche perchè era ed è tutt'ora il mio cantante preferito.ora lo ascolto con mio marito e i miei figli e qulche volta strimpello le sue canzoni con la chitarra.grazie di questo bel ricordo...

M@uz ha detto...

Hai proprio ragione, come puoi vedere anche a distanza di anni è stato proprio un concerto indimenticabile !

zac ha detto...

Mamma dove mi hai riportato... Avevo 18 anni e una grande passione per John Denver. Che evento indimenticabile è stato. Grazie x questi ricordi !

logan1970 ha detto...

Bellissimi ricordi!! sembra la storia della mia vita! io e un caro amico eravamo nelle due prime file...ai tempi mangiavamo ( e suonavamo) pane, simon & Garfukel e John Denver!