Non sono un cultore di fumetti o di filmati di animazione, specie di Manga, tuttavia Lalaura nutre questa passione da decenni per cui mi fa piacere farmi trascinare di tanto in tanto per fumetterie o mostre varie. Motivo questo che mi ha sospinto ieri pomeriggio all'edizione di Torino Comics presente al Lingotto. Non colleziono albi a fumetti, ho smesso di raccogliere Dylan Dog tantissimi anni fa, per cui mi limito a sospingere occhiate curiose nelle varie bancarelle, dove compaiono intere raccolte di disegnatori a me sconosciuti, misti a portachiavi, carte da gioco, borsette e cappellini vari. Un mondo affascinante questo, del quale tuttavia preferisco rimanere un semplice osservatore. Meno i fumetti veri e propri (e anche meno Art-books, molto cari a Lalaura) rispetto alle edizioni precedenti, molti più gadgets, che forse raccolgono l'attenzione anche del pubblico meno fumettaro e più distratto del quale io sono degno alfiere. Vendono bene e non richiedono un grosso background culturale ("certo" mi dice un amico disegnatore, e pure molto bravo, che incontro fra gli stands "per comprare un fumetto bisogna almeno sapere leggere..."). Così, mentre gli altri sfogliano, frugano, contrattano e recuperano numeri di collezioni mancanti, io mi aggiro distratto fra banchetti che vendono Katane, uno stand di Cosplay (ragazzi e ragazze vestiti come protagonisti di fumetti e cartoni animati giapponesi) bancarelle di videogiochi per tutti i gusti e tutte le tasche, trovando nel frattempo lo spazio per dedicarmi alla lettura di una monografia di Andrea Pazienza, uno dei pochi disegnatori che conosco e che apprezzo molto. Così, non stanco di pippe mentali, mi appoggio ad un tavolino di un estemporaneo bar con una Coca ghiacciata e guardo questa fiumana di persone di tutte le età, incalliti pensionati in cerca di un qualche numero di Tex scampato a millenarie collezioni, ragazzine agghindate da vampirette gotiche e fanciulli occhialuti, rigorosamente vestiti di nero, con t-shirt degli Slipknot e braghe scanzonate da hip hopper. E mi viene in mente che forse ci sono i segni di un cambiamento, ci sono strade alternative da percorrere rispetto alla televisione che ci propina rincoglionimenti mediatici ad uso e consumo di chi detiene il controllo o a musichette da classifica a dir poco imbarazzanti. Credo che se mai ci sarà un segno di ripresa culturale nel nostro tiepido e atrofizzato paese non verrà da Tuttosport o da Amici. Credo invece in maniera molto ferma che saranno le voci nuove degli indipendenti a raddrizzare il corso della storia, saranno quelle dei gruppi che suonano nelle cantine e non si vedono mai in televisione. Saranno infine quelle dei fumettisti, quelli che in maniera immediata e precisa sapranno indirizzare un messaggio ragionevole, incanalando in una direzione coerente tutte queste persone dall'aria
apparentemente smarrita e che attendono solo un cenno per muoversi compatti in un solo senso.
09/06/08
Comics e meno Comics...
Pubblicato da
M@uz
alle
12:36
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2 commenti:
da una parte, volesse il cielo... ma porca trota, ero lì ieri pome, vuoi dire che non ci siamo visti? e sì che indossavo vezzozissime orecchiette da gatta!!!
..ah ecco... hai fatto finta di non conoscermi...
Any
anche io sono andato, però di sabato
ho comprato due pupazzi: quello di spongebob e lo scoiattolo dell'era glaciale
così li metto in macchina
e poi ho comprato vari fumetti per curiosità, peccato non aver trovato andy capp..
: )
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