06/10/07

Alchimia (1)

-Due, nove e ancora venti- sospirò il consigliere entrando imbarazzato nella sala del trono. Il Duca sedeva, come sua consuetudine, inclinato verso sinistra, col gomito sul bracciolo di velluto purpureo e liso e poggiando la guancia sul pugno chiuso. La sua dinastia forse era stata gloriosa, un tempo, ma nessuno se ne ricordava, ai più appariva come un impostore che dimostrava anni ben oltre i suoi effettivi, con un pessimo gusto nel vestire, una parlantina noiosa ed inconcludente ed un folle compiacimento per tutte le azioni ignominose che, anzichè nascondere almeno per buon gusto, andava ostentando ai quattro venti. Finse di non udire.
-Nessun dono di nozze dalle nostre terre a Veregliana, figlia del marchese Agigulfo da Rottona nostro vicino ed alleato. I soldati non torneranno prima dell'autunno inoltrato e le truppe sono state decimate dalla tisi. La battaglia per il guado di Chiaromonte è perduta ed il gran siniscalco, in un impeto di collera per una consegna non effettuata, ha scaraventato a terra tutti gli orci e percosso un apprendista.-
Il Duca si drizzò lievemente, la sua attenzione era ora catturata da un calabrone bluastro che ronzava nell'angolo ovest della stanza, i soldati possono marcire nelle paludi fino a Novembre, ma un calabrone alla fine è una faccenda molto seria. Il consigliere indugiò ancora un poco sulla soglia, si schiarì la voce temendo che il Duca non avesse nulla da esporre. Quando questo dubbio divenne certezza, parecchi minuti più tardi, si profuse in un profondo inchino, si voltò di scatto facendo svolazzare l'ampio mantello giallo alle sue spalle, si fermò un attimo per sistemare lo stiletto nella cintura e di buon passo si accinse a scendere lo scalone.

1 commento:

Anonimo ha detto...

scherzando: i calabresi li chiamo calabroni
sul serio: chi comanda è una merda, sempre