26/05/07

24 Maggio 2007 Concerto a Sparone

C'è stato un tempo, più o meno dodici anni fa, in cui ritenevo assolutamente impensabile trascorrere un dopocena in casa. Essenzialmente traevo linfa vitale dalla musica, per cui, una volta smesso il lavoro, dovevo averci qualcosa a che fare, poteva essere provare con la band, fare il sound check a degli amici o anche solo vedere un concerto. Guai a starsene a casa con le mani in mano! Ora un po' di anni sono passati, traggo ancora enorme soddisfazione dal suonare, tuttavia a volte starmente a casa con la mia compagna la sera mi piace, specialmente se il giorno dopo lavoro. Di tanto in tanto però questo ciclo di cose viene variato, per cui ci capita di suonare di giovedì, anzichè venerdì o sabato, come appunto in questo caso. Più o meno tutti con una settimana da Robinson Crusoe alle spalle ed ancora uno o due giorni prima del relax finesettimanale ci siamo incamminati verso l'eternamente ospitale Shannon Pub, che ormai abbiamo (fortunatamente) eletto a secondo domicilio. In realtà le nostre aspettative non sono delle migliori, il giovedì non è serata da afflusso di pubblico notevole, questa sera ci sono pure delle vallettette della televisione che animano una festa in una birreria vicina, tutta la realtà appare come stoppata, c'è un'atmosfera da dopolavoro ferroviario e pare che nessuno di noi abbia fatto mente locale sul fatto che stasera si suona. Entriamo nel locale rivestito in legno ed ognuno inizia a sistemare la sua roba, l'abbiamo fatto tante volte, ormai è come un rito, ognuno di noi sa dove posizionare le aste, i supporti, i cavi, anche se questo non ci impedisce di sbatterci addosso un con l'altro continuamente, sollevando ogni volta qualche acclamazione, spesso a sfondo religioso. Andrea giunge alle dieci di sera, dopo essere uscito da lavoro, questo lavoro maledetto che ciascuno ha e che ci impedisce di lasciare che la musica prenda il sopravvento, ma del quale abbiamo bisogno come si ha bisogno di un parassita da nutrire perchè l'uomo non vive di solo pane, ma tantomeno di musica, almeno ai nostri livelli. Quando avevo sedici anni ero assolutamente convinto che sarei divenuto una rockstar, con tutti i sacri crismi del caso, era destino. Dieci anni dopo, già superata l'età dell'ingresso nel music biz e messo fuori gioco non tanto dall'abilità, quanto da un aspetto che non era proprio nei canoni del rocker bello e maledetto, pensavo che avrei potuto ancora diventare un buon scrittore di colonne sonore, da sempre cincischiavo con sintetizzatori e brani ambient strumentali. Non è andata nemmeno questa (ma per tre anni ho scritto le musiche dello spettacolo di Natale per conto di un'amica maestra che insegna in una scuola di religiosi). Ora sono passati altri dieci anni. Non sono un rocker e non scrivo colonne sonore. Suono. E basta. Credetemi, comunque non è poco. In ogni caso, abbandonate queste elucubrazioni mentali, si arriva al momento di provare i suoni, come andrà un concerto lo si capisce già da questo: se i suoni soddisfano e sembrano buoni si suonerà bene. Ci sono volte in cui tutto è destinato a sprofondare ed i microfoni si mettono a fischiare, anche se le regolazioni sono quelle di sempre, le spie gracchiano, i tamburi hanno un suono che li fa sembrare fustini di detersivo vuoti. Accenniamo un paio di pezzi, niente di eccezionale, ma sembra che possa andare. Qualcuno comincia ad arrivare, fra cui due loschi figuri (Gian e Pier, per dirla tutta) chitarristi entrambi in una rock blues band di alto profilo (L.A. May '92). Il Pier è un musicista raffinato e tecnicamente ineccepibile, il Gian è un ritmico d'eccezione, visita occasionalmente queste pagine ed ha pubblicato il suo secondo libro da poco (il primo era "I Beatles e i Genesis in Canavese" ed. Lampi di Stampa 2005) mentre ora si ripropone con "Stasera concerto rock alla piola" (stessa casa editrice) ovvero la cronaca della giornata di un gruppo rock non più giovanissimo in attesa del concerto serale, un collage di situazioni facilmente riconoscibili e reali per chi fa musica (incredibilmente affini alle mie, questo è quello che mi ha divertito) raccontate da chi le ha viste dal di dentro e caleidoscopicamente accostate ad avvenimenti verificatesi quando il beat aveva appena mosso i primi passi nella nostra provincia e loro già lo respiravano (i due menestrelli canavesani sono indissolubili da sempre) giuro che l'ho letto tutto d'un fiato e l'ho finito in un giorno. Ecco, io sono un mediocre batterista ed un mediocre scrittore ed ora di giovedì, giorno che odio e in cui di solito non me ne va dritta una, mi tocca fare un concerto davanti a musicisti di classe e pubblicatori di libri. Andiamo benissimo. Addentiamo le sostanze commestibili predisposte prima del concerto e alle undici si attacca. Andrea ha predisposto una scaletta più "soft", una ventina di brani che lasciano fuori gli AC/DC, i Guns'n'Roses, i Foo Fighters per fare spazio a canzoni meno impegnative dal punto di vista vocale, ogni tanto è bene riposarsi. Eppure qualcosa non va. Al terzo pezzo realizzo che se non ci diamo una regolata finisce male, chiedo agli altri di concentrarsi di più, stiamo commettendo troppi errori, sbavature, imperfezioni, lievi ma fastidiose ed ecco i infine microfoni: iniziano a fischiare, è il segnale che aspettavamo. Ora abbiamo la conferma che questo non sarà forse il nostro peggior concerto (ne ricordo solo uno peggiore di questo) ma sicuramente di gran lunga lontano dall'essere uno dei migliori. Comunque tiriamo innanzi, in qualche modo bisogna arrivare alla fine, forse per la prima volta con questa band provo il desiderio di essere da un'altra parte. Ci si mette pure il rullante a suonare malissimo, eppure non ho toccato niente. Bah. Alcune cose vanno così e basta, ci sono chiodi che una volta piegati non si raddrizzano più. Finiamo presto, il locale e semideserto e nessuno di noi sembra particolarmente contento, anzi. Colpa di nessuno, ma tutti pensiamo la stessa cosa: tante parole, tante prove e chilometri e dischi e discussioni per poi fare un concerto così... Ci risolleva solo il fatto che se è vero che la nostra frequenza è sinusoidale il prossimo concerto andrà benissimo. Fuori è scoppiato un temporale, cadono goccioloni di acqua, attraverso la schiuma della mia ultima Guinness la batteria mi aspetta, sola, in attesa di essere smontata. E' l'una, con calma mi avvicino, ormai non serve cercare di non far tardi, è già tardi ed inizio il mio lavoro...

3 commenti:

Anonimo ha detto...

dai, certe serate vanno prese come vengono, finchè è così si alza le spalle, quando invece ti tirano bottiglie e bicchieri come nei blues brothers....

(non sapevo che gianpiero madonna avesse scritto un altro libro, buono a sapersi, appena lo trovo una copia sarà mia, mi piace come scrive)

M@uz ha detto...

Eh, lo so bene, ma secondo me non ci hanno tirato i bicchieri solo perchè altrimenti gleli facevano pagare. Per le bottiglie, se sono piene, ben vengano. Il buon Gian invece procede la sua attività di scrittore a gonfie vele, quest'ultimo libro è uno spasso, il posto migliore per vedere se ne trovi ancora una copia non può essere che nel suo negozio, a Castellamonte, se non ce la fai te la procuro io...

Anonimo ha detto...

ti ringrazio, ma avevo scoperto il suo negozio una volta per caso.
è vicino al bennet. poi ci passerò